domenica 11 maggio 2025

La mia scuola, i miei ragazzi vent'anni dopo.


Incollo qui di seguito  un post che scrissi il 19 gennaio 2028 su fB
Al post seguono commenti di molti miei ex studenti che ringrazio perché sono loro ad aver dato a me molto più di quello che dicono di aver ricevuto dal mio insegnamento, dalla mia scuola.



Così mi disegnava un mio studente :-)


I docenti insegnano, valutano, giudicano; e quante volte, mentre ero in servizio, ho sentito affermare che una nostra allieva non avrebbe potuto aspirare ad altro che a fare la "sciampista" (come se fosse così facile) o che uno studente fosse destinato a esser scaricatore ai Mercati Generali (come se tutti potessero farlo).

Oppure i professori dicevano: si fa le canne e probabilmente tira cocaina, è gente persa. 

Lo giuro: è vero. Quanto mi dispiaceva! 

Ma non avevo elementi da opporre se non la mia fiducia, tutta personale.

Invece oggi gli argomenti ci sono.

Non sono diventati gente persa.

E adesso sono contenta perché io so con certezza che quei docenti colleghi sbagliavano (e forse molti oggi sbagliano tuttora). Non faccio i nomi, non meritano nemmeno questo.

Io invece so cosa sono diventati quei ragazzi e quelle ragazze perché mi ricordo i loro nomi (e voi no) io li conosco e li leggo, sono tra noi, qui nei social.

Peggio per voi valutatori che sbagliate.

Loro, i giovani, sono ancora giovani e sono pieni di vita e di lavoro, di amore e hanno figlie e figli. Vivono.

Che vergogna dovreste provare.

Ciao presuntuosi, ammuffite pure nelle vostre sentenziose certezze.

Non potete più dare voti.

Ma io per fortuna non ero tra voi.

(Metto una foto che mi hanno mandato tempo fa alcuni dei miei ragazzi. Nessuno è riconoscibile, ma io li conosco e ricordo con affetto anche chi purtroppo non è più)

Massimiliano Marini

La nostra grande Prof sempre fuori dal coro e sempre con il cuore verso noi alunni ❣️

6 sett

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Maria Paola Morvillo

Grande Proffy!!!!❤️❤️❤️❤️

6 sett

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Angela Iacono

Prof,quanto è vero!Ed è proprio per questo che lei, la prof Guazzugli ed anche il prof Crimaldi avrete sempre un posto speciale nel mio cuore ❤️ 🫶

6 sett

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Modificato

Antonio Saccoccio

GIF

6 sett

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Saverio Fanigliulo

È vero, ci sono insegnanti che si comportano esattamente cosi.

6 sett

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Andrea Ugolini

❤️ prof

6 sett

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Danila Caprera

Confermo Mariaserena Peterlin ...lo sento io che insegno alla primaria...giudizi pesantissimi su bambini e famiglie

6 sett

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Stefano Frattini

Non ho parole per descrivere ciò che ho letto. Come ieri tra i banchi di scuola anche oggi meriti tutto il mio rispetto,come professoressa ma soprattutto come donna. Non ti sei fermata alle apparenze ma sei andata sempre oltre,per quel che mi riguarda … Altro...

6 sett

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Alessio Scimè

Prof.ssa Mariaserena un livello superiore. Ieri oggi e sempre sarà la nostra Prof.

Insostituibile ❤️

6 sett

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Alessio Antonelli

Mariaserena Peterlin mandiamo avanti le persone, invece del "programma". Prof, personalmente, ci sei riuscita! un abbraccio forte.❤️

6 sett

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Mariaserena Peterlin

Alessio Antonelli ti ricordi che una mattina mi hai detto: "prof ma lei ci pensa che ci ricorderemo di lei a vita?"

Non dimenticherò mai quella frase, mi avevi sorpreso e emozionato.

6 sett

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Barbara Martini

Alessio Antonelli a me dicevano che nn potevo fare nulla! Sono associata di economia applicata mi occupo di genere e vado in ti e sui giornali spesso! Allora? Eppure il Ruiz mi diede fiducia

6 sett

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Mariaserena Peterlin

Barbara Martini meritavi il tuo successo e il tuo esame di italiano alla maturità fu molto apprezzato!

6 sett

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Simone Viti

❤️

6 sett

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Rossana Marina

Empatia parola sconosciuta ai più dei nostri docenti!? Forse all'inizio della loro carriera erano pieni di entusiasmo ma poi delusi sì sono fermati accomondandosi a livello di sopravvivenza !

6 sett

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Manuela Beltrame

6 sett

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Gabriele del Prete

❤️ Prof.

6 sett

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Giusy Giammetti

♥️

6 sett

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Maria Laura Corami

Prof non ci crederà ma alla veneranda età di 54 anni .mi sono iscritta a Filosofia Scienze e tecniche Psicologiche con mia figlia ❤️

6 sett

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Maria Luisa Caputo

Purtroppo, sciampista e scaricatore, nonché ammasso di carne… Sono attributi che mi risuonano come campana e morto nelle orecchie. Un ragazzo si può mettere quattro, anche tre ma dandogli sempre fiducia dicendo che possono diventare sempre 6, 7, 8… Per… Altro...

6 sett

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Luca Hang Bertelli

❤️

6 sett

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Monica Caso

❤️

6 sett

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Massimo Stangherlin

Cara Serena, nonostante il peso gravoso dei libri di letteratura (chi può dirlo meglio di me 😉), resti sempre nei nostri cuori ... e anche nella testa 😁. Sei mitica 💪💪💪

6 sett

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Mariaserena Peterlin

Eravamo così giovani, caro Massimo, cosa non si fa per avvicinare gli studenti alla poesia! 😃

6 sett

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Maria Luisa Pelucchi-Ni

Io non ho mai avuto colleghi così per mia fortuna!

6 sett

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Maria Antonietta Luciani

Mariaserena Peterlin posso condividere questo poster?.Proprio stasera in un negozio parlando per un attimo di educazione , due signore, perché in quel momento erano sono loro 2, mi hanno attaccato dicendomi che la colpa è tutta dei genitori se i profe… Altro...

6 sett

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Simone Di Filippo

Me la ricordo bene una così! Quante me ne ha dette..

6 sett

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Daniele Jessica

sempre fantastica...sempre nei nostri cuori.❤️

6 sett

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Michela Pieroni

cara prof...le assicuro che tra tutti i suoi insegnamenti..ci ha tramandato anche questo modo di approcciare alla vita! un onore averla avuta come prof! grazie❤️

6 sett

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Eva Pellegrini

Ancora parlo di Lei....proprio pochi giorni fa ai miei figli ormai quasi adolescenti ho detto "spero possiate trovare una professoressa come la mia PROFI"

Ho dei ricordi meravigliosi, resterà sempre nel mio ❤️… Altro...

5 sett

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Mariaserena Peterlin

Eva Pellegrini grazie cara, troppo troppo per me.♥️

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mercoledì 16 aprile 2025

Mamma


mamma ed io



Amarti era facile
nei tuoi forti anni,
allora il tuo amore
dissetava
e mai bastava;
allora il tuo tempo veloce
bella ti rendeva
e sfuggente.
Cercarti era facile
allora
quando la giovinezza
incoronava i capelli lucidi,
la mano ferma e
l’ardente voce
Allora il tuo profumo
era buono come il sole,
leggero come la luna,
duro come il sale,
inebriante come la dolcezza
gustata a fondo.
Allora ci legava una catena ombelicale
tenace
mai separata, mai recisa.
Era facile amarti allora.

Poi quella catena
fu verità che opprime,
e più difficile fu amarti
ma più difficile
smettere.

Oggi io ti ritrovo
ma parvenza,
immagine perduta
di sogno e desiderio
eppure viva e presente
quasi braccia vicine
quasi vicina voce
e più di sempre
oggi figlia mi sento.
Eppure quanto è triste
il  non averti più,
e l’averti perduta.
Inutili le lacrime
lavano quei ricordi
e solo con il cuore
io posso dirti
mamma.

venerdì 14 marzo 2025

Disobbedienza

Graffito da monitor


Murales

Nella mia mente come un soffio io sento
un soffio dilatato come il vento
che passa e ronza, picchia ai vetri ed apre
fessure arcane: spiragli a tramontane.

Vanno, sbuffando coi pensieri, i sensi
intorpiditi da un presente opaco,
vanno saltando il grigio, il nero e il nulla:
ostacoli pesanti per chi pesa

inutili barriere per chi vola.
Così quel soffio attira i miei pensieri
e vi cancella il grigio e il nulla opaco.

Lo stesso modo accade coi misteri
di questo inaccettabile presente.
Disobbediente, ma felice io vado.

giovedì 6 marzo 2025

No alle reazioni compulsive emotive

Nonostante il tempo che passa non mi aiuti in nessun modo, inizio a pensare che oggi sia necessaria la, più di sempre, una riflessione che vorrei definire generativo-filosofica (in direzione pedagogica).
A mio personale ma (consapevolmente) modesto avviso ogni riflessione estemporanea e connessa con i fatti, con la contemporaneità finisce per inseguire un'insegna, un segnale che non ha significato e quindi fallisce.
Se reagiamo allo stimolo compulsivo, emozionale che la cronaca, e mi riferisco alla quotidianità anche scolastica, suscita ora per ora, giorno dopo giorno, perdiamo il pensiero stesso e rispondiamo su particolari conativi ed emotivi perdendo di vista il senso profondo di qualsiasi azione formativa/educativa che, oggi, che invece è essenziale.

lunedì 3 marzo 2025

 


Di politica non so

 (sonetto caudato)

 




Politico sonetto se non cedi

(la tentazione ch'è assai grande assale)

potresti ritornare in bene il male,

potresti reinventarti ciò che vedi.

 

Politico sonetto piano incedi:

sgomento ascolti un coro artificiale

pretender di divider bene e male,

e sentenziare su presunte fedi.

 

Politica, tu dici, è quell'idea

che sappia innamorare solamente,

e nella luce lasci quella scia

 

che trascinando illumini la via,

che si trasmette solo con la mente

ma che rafforza il cuore a chi si allea.

 

La libertà che ami

vola sublime sul concetto vile

ama l'utilità del ben, non dell'ovile.

(di Maria Serena Peterlin)

venerdì 20 dicembre 2024

Vigilia di Natale


Lunga notte sembrava alla bambina che aspettava un Natale di regali. Pure il sonno arrivava e nel silenzio né il passo né il lieve rumorio dei doni sotto l'albero in attesa sentiva, né il profumo delle scorze
d'arancio e mandarino scartocciati.

giovedì 4 luglio 2024

Ricordo di latte

 

La mia lattaia si chiamava Jolanda.
Era una donna di quelle col fazzoletto legato con le cocche dietro la testa e calato sulla fronte; tutte le mattine presto ci portava il latte a casa con un apposito bigonciolo di alluminio ben chiuso dal suo tappo che pendeva appeso a una catenella.


Jolanda mi sorrideva, le guance rosse, le mani da lavoratrice: infilava un mestolo nel contenitore e versava il latte direttamente nel nostro bollitore di alluminio. Mi ricordo il profumo di quel latte appena munto, freschissimo, e ancora crudo.
Sono sempre stata una che aspira i profumi, li cerca. Quel profumo non finirà mai di rallegrarmi mentre mi rattrista tanto che abbiano trasformato il latte in un alimento troppo spesso quasi velenoso. Proprio il latte. Proprio lui.

Oggi il latte non è arriva più dalle nostre mucche, splendide creature generose, ma di qualche ricca multinazionale che lo tratta e forse inquina e che ci intossica, non fa più bene i bimbi. 



venerdì 24 maggio 2024

Davide e Ciccio (due specie di giovane amore)

 Circa dieci anni fa, in una Roma sempre uguale e sempre diversa.

 

Davide e Ciccio, miei studenti

(due specie di giovane amore)

Davide ha diciotto anni, abita a Roma al Torrino, un quartiere residenziale con ambizione di discreta eleganza tra l'Eur e il Raccordo Anulare. E’ un lungo ragazzo magro che sembra uscito, se fosse possibile, da un incrocio tra un pioppo cipressino e un salice piangente. E’ al quinto anno di Istituto Telematico e affronterà l'esame di stato. Ha sempre studiato con diligenza e ottenuto dai professori un consolidato giudizio positivo grazie al quale vive di rendita amministrando il suo vantaggio, come fanno le squadre di calcio maggiori che, sul due a zero, rallentano il ritmo ed esibiscono danzati virtuosismi arrivando al 90° senza affaticarsi.

Ha gusti non di tendenza e non omologati alla massa dei giovani romani: infatti tifa Ternana e porta al collo la sciarpa verde-rossa della squadra che segue anche in trasferta.

Va da sempre in vacanza a Scauri dove d'estate gira in bicicletta per scoprire bellezze archeologiche e non, ma soprattutto per la gioia di pedalare.

Là è possibile incontrarlo (o anche solo immaginarlo) mentre, solitario e felice, si affatica: le lunghe gambe in moto come infaticabili stantuffi, la figura allungata e curva sul manubrio, i capelli crespi e biondi incollati alla testa. Il suo viso geometrico è illuminato da occhi chiari, apparentemente svagati e percorso dai fremiti percettivi di osservatore ironico e memorizzatore paziente. Ha alcune doti (responsabile, educato, buono, intelligente) ed imperfezioni (cocciuto, parsimonioso, po' esibizionista); oltre alla passione per la bicicletta, nutre tre appassionati, e forse insoliti, amori: gli autobus, i tram e i treni.

Spesso trascorre i pomeriggi viaggiando sulle ferrovie regionali lungo tratte percorribili in poche ore. Sale sul treno e sceglie uno scompartimento vuoto dove si sistema a suo agio e lì studia le lezioni per il giorno dopo o fantastica felice guardando fuori dal finestrino il paesaggio che fugge veloce. Atre volte invece sale su un autobus o sulla metropolitana soltanto per il piacere di viaggiare da un capolinea all'altro. Conosce a memoria non solo i percorsi, le stazioni ferroviarie e i nomi dei treni, ma anche quelli di tutte le linee urbane ed extraurbane dell'Atac di Roma delle quali cita senza incertezze numeri, fermate obbligatorie e a richiesta. E' in grado di predisporre con efficiente esattezza l'itinerario e i nodi di scambio tra metro, tram e autobus su qualsiasi percorso. Se ha voglia di un pezzo di pizza non scende sottocasa, ma attraversa la città con due linee di metro perchè quella della rosticceria della stazione Cornelia è, lui dice, più buona ed economica.

 

Anche Ciccio ha diciotto anni ed abita a Roma ma al Quartaccio, un quartiere popolare molto degradato e spesso in cronaca per fatti di malavita. Ha i capelli rasati, occhi azzurri da bambino su un viso tondo e regolare dall’espressione tra l’ironico e l’impaziente. Frequenta la stessa scuola di Davide ed è ripentente cronico e recidivo.

Anche Ciccio ama gli autobus e la Metro ed ha una sciarpa della squadra del cuore per la quale si esalta e commuove. Quando morì suo nonno volle mettergli accanto la maglia biancoazzurra della Lazio, e solo dopo questo gesto di complice tenerezza l'ha salutato per l'ultima volta.

Ma tanto Davide tende alla regola formale  e all'organizzazione quanto Ciccio è un trasgressivo insofferente alle prescrizioni e viscerale pur se affettuoso ed estroverso. Veste largo: pantaloni over size, t-shirt, felpa, cappellino, scarpe da ginnastica. La sua prof di lettere lo ha aiutato a scoprire la poesia moderna e si è entusiasmato per Baudelaire, Rimbaud e altri maledetti, Pound compreso. La prof gli ha regalato un rimario che aveva portato in classe e gli ha ceduto volentieri quando ha visto i suoi occhi accendersi di desiderio.

Ciccio non studia quasi mai forse perché si considera un artista. Ha un'inclinazione spontanea per il ritmo, la rima e il suono ed ha organizzato anche a scuola concerti della sua musica: l'hip hop, perché lui è un b-boy, un rapper e un writer. Infatti invece di seguire le lezioni di Elettronica, Matematica o Fisica disegna, oppure consulta il rimario e scrive versi per le sue canzoni.

Il suo vocabolario è inzeppato di verbi come taggare, spakkare o devastare, ma la sua è smania da uccel di bosco e non violenza da predatore; la sua sregolatezza scolastica è anche un'inevitabile conseguenza dell'altrove a cui la sua anima e il suo cuore tendono. Anche Davide tende all'evasione e alla fuga verso luoghi imprecisabili, ma vorrebbe raggiungerli programmando meticolosi orari e coincidenze il che è forse una contraddizione.

Ci sono tante specie di amore e Davide e e Ciccio amano in modo diverso.

Davide è uno sportivo contemplativo, adorante, immaginativo e pattuito e le ragazze gli preferiscono i ragazzi più omologati e firmati, dotati di automobile o almeno di motorino; infatti che gusto c'è ad uscire o vagare verso l'ignoto con un fidanzato che ha programmato un'evasione sentimentale in autobus?

Ciccio è un artista possessivo e dissacratore, ma si dichiara fedele anche se conquista e perde ragazze con facilità.

Davide è ordinato e preciso osservante dell'ordine costituito.

Ciccio è caotico e compie notturne incursioni per taggare con gli spray i vagoni della metro o le vetture degli autobus, però giura che non imbratterebbe mai un monumento o un muro di una casa.

Ciccio e Davide viaggiano sugli stessi autobus e metropolitane ma salgono ai capolinea in ore diverse e quindi non si incontrano se non a scuola che uno frequenta episodicamente mentre l’altro con assoluta regolarità.

Ciccio esce randagio tra ombre e oscurità  della notte romana cercando angoli e muri poco frequentati per dar vita alla sua sfida creativa, mentre Davide ama il cielo luminoso della città e i panorami estesi che ammira con suoi occhi geometrici disegnati sul suo viso triangolare ove trascorrono, come in una grafica futurista, i numeri degli autobus e gli orari dei treni sovrapposti alle immagini frammentate delle strade abbacinanti di Scauri percorse pedalando da solo. Sulle sue spalle un po’ curve conserva il calore del sole assaporato come una carezza mentre nel suo respiro, controllato come tutte le sue emozioni, ritrova il ritmo giusto per una nuova fatica: quella di una salita superata, di una meta raggiunta, di una prova di sé che racconterà, sornione, in classe imitando la voce di Giampiero Galeazzi.

Negli occhi azzurri di Ciccio si riflette un cuore impulsivo dove batte l'amore per la libertà, il rap, l'irragionevolezza. Per questo non è riuscito a convivere con la scuola, che l'ha meritatamente respinto. Ma se lo avesse accettato lui sarebbe rimasto volentieri in classe a subire Elettronica e Matematica e pur di raccontare e rivivere (con la stessa tenuità balzante di una bolla di sapone) le sue tag, le sue frequentazioni di centri sociali, di barboni, di personaggi alternativi e bevitori, di stazioni e gallerie della metro e di vagoni ferroviari visitati di notte a Termini, di birraterapia (suo il neologismo), di musica, di vita appunto. I suoi amici Orso, Omar, Tony, Buio sarebbero ancora capitati, più o meno clandestinamente, nella sua scuola, entrando dalla porta posteriore del bar per stare con lui durante quella stessa  ricreazione che Davide trascorre invece con i professori ai quali chiede puntigliose  spiegazioni ed ulteriori esempi alla lavagna.

 

Tra le tante disapprovazioni di colleghi e presidi, guadagnate in una vita di lavoro a scuola, quella sulla mia ostinata e solitaria difesa di Ciccio è stata certamente una delle più meritate. Ma gliela dovevo, visto che sull'hip-hop e i murales ho imparato molto da lui.

Ora so che il tempo non ha cambiato molto Davide il quale dopo aver superato l'esame di stato, ovviamente con il massimo dei voti, ha iniziato a lavorare a progetto con discreta soddisfazione.

E mi ha telefonato anche Ciccio: due volte. Quando è morto il suo papà e quando è nata la piccola bimba colorata che lui ha avuto dalla sua compagna colorata. Tutto ciò non gli ha semplificato la vita, ma esprime tuttavia la sua invincibile, incoerente e spericolata ricerca dell'altrove e della felicità.

 

sabato 13 aprile 2024

Fiore di primavera Elleboro

 

Lungo la strada ho visto
sotto il sole, tra polvere e vapori
di auto indifferenti
bottoni gialli al sole
fratelli, risplendenti.

Intorno a quei bottoni
perfino un po' sfacciati
fiorivano corolle
bianche, già stropicciate
a macchie un po' farfalle

come all'asfalto scialle.
Cercavo il nome, ma non ricordavo
e all'improvviso: "Elleboro"
quel ranuncolo grande
faceva suo il mio sguardo

sventolando dei petali
umili, ma a stendardo.




sabato 11 novembre 2023

Cesare Pavese, una riflessione modesta

 

Pavese: una passione. Provo a dirlo brevemente.
Rileggo La luna e i falò.
Un libro che cambia man mano che la vita ci cambia.
La prosa: meraviglia di un ritmo spoglio, arcaico, intarsiato di prestiti e costrutti dalla parlata regionale. Catartico il racconto che non risolve, non conclude, non spiega eppure, eppure sì è un magma simbolico senza tempo. Universale, eppure chiede silenzio.

Tali sono i grandi miti, e Pavese qui è mito.
E poi, in me modesta lettrice, dolore profondo contro chi, invece, corrivamente parla di un Pavese "suicida per amore".

Cito a memoria, che sono talmente travolta dalla voglia di dirlo senza far lezioni a nessuno: "non ci si uccide per amore di una donna, ci si uccide perché ogni amore, qualunque amore, rivela nella nostra nudità, miseria, inermità, nulla."


E mi vien voglia di dire : perché non leggete?Ma perché? Scusate, non ci son forse quelli che, come me,  studiano per anni e leggono e cercano, sentendosi insufficienti sempre, di conoscere gli autori nelle loro pieghe più affascinanti e difficili a dirsi e poi rinunciano a dare definizioni, giudizi? Ammettiamo: lo sai che hai letto tanto, ma non ti sembra ancora abbastanza.

Il suicidio degli altri ci sgomenta, è qualcosa che consideriamo irrazionale e troppo conclusivo. Forse proprio del tutto inutile.
"Un amore, rivela la nostra nudità", rivela l'essere indifeso che siamo.
Pavese si uccise, forse, per non difendersi dall'amore, non solo per amore.