domenica 23 ottobre 2011

NICK - Una storia diversa

1. Inizio di una storia, come un'alba

La storia di Nick è diversa da tutte le altre anche se, a ben vedere, tutte le storie non sono mai uguali.
Però la gran parte delle persone sono ordinarie e comuni per cui possono essere raggruppate in categorie dalle caratteristiche simili, le loro storie finiscono per assomigliarsi.
Di solito queste categorie di esseri umani banali o ordinari sono concepiti in un momento in cui la Natura si riposa o si annoia.
In queste occasioni la Grande Madre indica con l'indice bianco della sua mano (ingioiellata di acquamarine blu, azzurre e verdiazzurre) uno dei tanti suoi scrigni e dice alla specie che si sta in quell'istante breve riproducendo: prendete una qualunque di quelle anime lì, andrà bene.

Quando invece la Madre si risveglia dai suoi lunghi sonni può accadere che
si senta viva, vitale, creativa e che qualcuno o qualcosa la diverta.

La Specie Uomo, nei lunghi secoli della sua evoluzione, l'ha in molte occasioni contraddetta ed ha deviato dalle leggi naturali che ragionevolmente avevano per scopo anche  l'equilibrio, nel cosmo caotico, tra tutti i viventi.

La Specie Uomo, alcune volte, ha anche tentato di trasgredire, ed è anche per questo che la Madre non rivela più i suoi segreti, che del resto agli umani non sempre interesserebbero.

Quando l'uomo si riproduce, e non accade più tanto spesso, a volte lo fa per caso, per errore, per distrazione, per euforia passeggera, per dimenticare gli altri problemi o addirittura senza saperlo.
E questo non può piacere alla Natura.

Ella vorrebbe che l'inizio della Vita, che è l'evento che la imita e la rappresenta più di ogni altro, assomigliasse al lento fluire di acque dolci nel mare salato, e per questo aveva ideato e predisposto epoche propizie, stagioni benigne, lune calanti favorevoli alle nascite degli umani che sarebbero stati nuovi e non replicati; intelligenti o casualmente anche geniali.
Al contrario gli umani, sempre più innamorati di se stessi invece che dell'altra o dell'altro, hanno addirittura cercato di riprodursi per conto loro, clonandosi.

Mentre l'anima non si può clonare.
Lei, la Madre,  aveva pensato al tepore silenzioso e segreto del nido o della caverna, alla brace quieta e misteriosa del fuoco lungamente consumato in carboni rossi, al sangue che scorre silenzioso o tumultuoso, ma pacifico;  non aveva previsto le plastiche umide, le pareti degli ascensori, le piastrelle pervase di detergente anionico non ionico, i rivestimenti e le gomme dei sedili, i corridoi casuali o  le celle frigorifere e gli aghi della genetica; né le imitazioni delle danze dei primati meno evoluti.

E' in situazioni simili che, se e quando si verifichi comunque una nascita, l'indice bianco della mano della Grande Madre si leva annoiato ad indicare uno di quegli scrigni dove, come per i ritagli di sartoria, giacciono modelli di anima abbozzati, ma imperfetti o insoddisfacenti e mormora, appunto, come s’è già detto: prendetene una qualsiasi, e dategliela: purché almeno non nasca senza un'anima.

La storia di Nick invece è diversa fin dal principio perché lui è germogliato in una notte di metà Novembre in cui la Natura giocava con i suoi segreti e inaspettatamente sorrideva silenziosa nell'oscurità  misteriosa e fredda di nebbia.

Infatti la Grande Madre non ride, come presumono i saccenti poeti, a suoi dolci e misteriosi amori quando in primavera sbocciano i soliti fiori né si distende pigra d'estate nei consueti campi di grano maturo. Se così fosse i piccoli umani nascerebbero nel gelo di Dicembre o nelle nebbie brevi di Febbraio (più propizie all'astuzia delle volpi bianche e agli alci ottusi).

Quella precisa notte di metà Novembre faceva dunque molto freddo, ma la pioggia ininterrotta era stata chiusa fuori dalla casa costruita dall'uomo. E l'uomo aveva sollevato gli altri suoi figli e figlie, li aveva nutriti, scaldati, vestiti per la notte e, senza staccare i suoi occhi da quelli chiari e grandi, così simili agli ardui oceani azzurri dove si riflettono le schegge delle rocce più impervie e più vicine alle nuvole, che illuminavano il viso biondo della sua compagna, li aveva aiutati ad addormentarsi tenendoli per la mano.

Sul tetto e sui vetri la pioggia continuava a scorrere stridula e infinita, la casa odorava delle mele, del fumo delle castagne quasi bruciate, del vino versato nei bicchieri, delle bucce dei mandarini con cui i piccoli avevano giocato spremendone la scorza per spruzzarsene le goccioline negli occhi e ridere ridere e far sprizzare scintille dalle candele.

E se perfino la Grande Madre sorrise, sentendosi ironica e creativa quella sera, non fu solo per quanto era buffo e agitato il microscopico Nick che iniziava ad esistere in quell'istante nella casa circondata dalla siepe degli affetti, ma perché pensò per lui ad un'anima nuova e diversa.
E si dedicò con particolare attenzione a dargli l'opportunità di diventare una persona speciale.

2. Ingredienti dell'anima di Nick

Nell'anima di Nick la Natura mise una scaglia di cannella perché sapesse confondere la presunzione  di chi giudica velocemente e senza conoscere; un soffio freddo di Novembre per temprarne il coraggio; il ritmo irregolare della pioggia per la follia necessaria a dialogare con gli Dei e gli uomini; due semi delle mele rimaste sui piatti e le faville dei carboni che ardevano nella stufa per accenderne la passione; i gusci uguali di due noci per il senso della giustizia; le gocce di mandarino rimaste a macchiare i vetri dei bicchieri per la voglia di disobbedire e di non piegarsi.
Mise poi l'urlo del maestrale che soffiava spingendo le imposte, con l'intenzione di rendere Nick indifferente alle tentazioni temprandolo a non piegarsi di qua o di là seguendo il vento; non aveva previsto che invece il maestrale lo avrebbe rese ostinato e noncurante all'infilarsi nei guai.
 
Infine aggiunse  lo sbadiglio del gatto per la pigrizia; questo era uno scherzo della Grande Madre, (un lusus Naturae direbbero i saccenti), perché voleva completare l'esperimento facendone un suo messaggero. 

Infatti l'ozio, per un messo, è un difetto indisponente ma necessario; avrebbe consegnato i messaggi in ritardo, ma molto più difficilmente alle persone sbagliate.
***
3. Le scaglie di cannella: colore ed odore che confondono i saggi.

Nick venne alla luce come i suoi fratelli e, a vederlo, non era per niente speciale; anzi era forse un neonato un po' meno codificato: così scuro di pelle e con il viso sempre un po' imbronciato. Aveva più fame di notte che di giorno e non voleva saperne di orari.
Aveva un modo tutto suo di guardare la mamma: inclinava, così piccolo com'era, la testa da una parte e mentre socchiudeva gli occhi fissandola  cercava di fare in modo di non lasciare mai il suo sguardo chiaro. Era avido e forte mentre succhiava ostinato, ma spesso rimaneva attaccato al seno solo per continuare a starle più vicino possibile: e mentre prendeva il latte ghermiva con le dita le punte dei suoi capelli ondulati e se li attorcigliava intorno alle dita.
Una volta che lei si era distratta Nick rigirò più volte le dita legandoli con dei sottili cappi di capelli, non riusciva più a districarsi e ne rimase impigliato, come preso all'amo; per liberarlo lei dovette tagliarsi una piccola ciocca, ma non riuscì a non sorridere a quell'essere ostinato e testardo che comunque si era già abbastanza spaventato da solo.
Anche quando fu più grande cercava sempre svaghi che lo spaventassero un po' e giocava con la paura.
Ad esempio entrava in una stanza buia senza accendere la luce, vi si chiudeva dentro e cercava di immaginare che degli spiriti ciechi si muovessero cercando di afferrarlo; resisteva a lungo, ma alla fine scappava via (sempre lasciando la luce spenta) correndo e se i fratelli gli chiedevano :"Ma che ci facevi lì dentro da solo al buio?" , rispondeva laconico "Ma, non sapevo, pensavo che ... insomma adesso ho da fare..."
Oppure andava apposta a scuola senza aver fatto il compito, e invece di cercare di copiarlo dai compagni o di affrettarsi a imparare durante la lezione preferiva sfidare la sorte fino a sentirsi strizzare lo stomaco e le budella dalla tensione, ma restare fermo sul banco fissando l'insegnante come se avesse studiato e imponendosi di non modificare l'espressione per non rinunciare alla sfida; e se invece veniva chiamato rispondeva, come al solito: "Ma, non sapevo, pensavo che ... insomma  ho  avuto da fare..."
Ma non avrebbe rinunciato a duellare la paura con queste sue sfide improbabili nemmeno in cambio di un premio.
In realtà pensava: "mi devo fidare di me stesso, mi devo sforzare di essere quello che sono, e anche gli altri devono fidarsi di me e di quello che sono. se si confondono le idee peggio per loro"
Non che questo ragionamento, visto dall'esterno, o sottoposto al giudizio di qualche saggio razionalista avesse un significato assoluto in sé; ma se gli avessero chiesto se il giudizio di un saggio razionalista gli interessasse  Nick avrebbe comunque risposto ancora una volta "Ma, non saprei, pensavo che ... insomma adesso ho da fare...". E continuò a lungo così fino ad affrontare la vita, a modo suo.

4. Fine provvisoria

Nick aveva sempre qualcosa di diverso da fare e gli altri si chiedevano invano quando lui sarebbe diventato come loro si aspettavano dovesse essere un uomo compiuto, adulto, realizzato.
Questo accade perché la gente ha la mania di giudicare secondo i suoi parametri e quello che non combacia col modello dev’essere declassato o scartato.
Ma la storia non vale per chi ha avuto l’avventura o la sorte di avere un’anima diversa scelta apposta per lui da uno scherzo della natura e dell’amore.
Difficile da accettare, no?

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