venerdì 28 ottobre 2011

Una classe non amata - di Mariaserena Peterlin


Da che parte pende il giudizio?

Non date mai retta a chi dice di essere imparziale. Gli insegnanti non sono mai neutri di fronte ad una classe. Anche chi crede in buona fede di avere acquisito una professionalità tale da poter essere un tecnico della trasmissione del suo sapere in realtà tenta solo di darsi una stabilità emotiva che è molto distante da come realmente egli si sente. I ragazzi guardano e provocano, osservano e giudicano, si oppongono ma vogliono essere ascoltati, sono diffidenti ma vogliono essere amati.

E’ così e per questo affrontare una classe destabilizza il consueto personale equilibrio (quando c'è), mette in gioco e può crea problemi.

Molte volte ho ricevuto genitori che mi chiedevano : intervenga lei, ci parli, di lei ha stima e l’ascolterà. E promettevo e parlavo. Ma a sua volta il ragazzo o la ragazza mi aveva già detto, io voglio bene ai miei, guai a che tocca mia madre, ai miei genitori non deve succedere nulla; ma
non li sopporto, non mi capiscono: ci parli lei.
Tentavo, ma chiedendomi se si lavora per insegnare una disciplina oppure non si abbiano maggiori e più pesanti responsabilità.

Anche perché insegnare una disciplina che rappresenta una nostra vocazione significa comunque sia aprirsi ai ragazzi, sia essere responsabili di fronte a se stessi, a quello che si sa, per averlo lungamente studiato, e di cui percepiamo una complessità specialistica non sempre omogeneizzabile e sbriciolabile fino al punto poter essere comunque distribuita e quindi resa assimilabile.
Da ciò deriva e discende  che non si può essere neutri.
Non si può essere sufficientemente distaccati, o freddi, da recepire come indifferenti da un lato i comportamenti e le reazioni, dall’altro le espressioni, le sfumature dello stato d’animo, la diffidenza, la perplessità, e da un altro lato ancora l’eterno problema: quello del rapporto tra il gruppo dei  volonterosi non troppo dotati, dei nullafacenti organizzati e indisciplinati, degli intelligenti svogliati e la minoranza degli intelligenti, volonterosi e curiosi.

Attenzione che ognuno di questi gruppi è un problema a sé. Perché non è affatto detto che la piccola compagine degli intelligenti-volonterosi-curiosi non sia un problema; non solo perché sapendo di essere dalla parte del giusto sono esigenti e spesso insofferenti con gli altri compagni; ma anche in fatto di gratificazione, ma perché possono essere un incubo per l’insegnante che non ha molta voglia di lavorare e quindi… li teme.


Per leggere l'anteprima de "I miei Lucignoli" (una storia molto diversa) qui

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