Si aggirava esaltato e frenetico nella rete, tra clikkate del
mouse e scorrimenti della rotellina. I suoi occhi, appena velati dalle lenti
che riflettevano i bagliori tenui dello schermo piatto, guizzavano roteanti
nello scrutare le pagine del web 2.0.
Certo non era facile
seguire contemporaneamente tre chat, due forum, diversi dialoghi su social
forum e la ragazza che, spalmata su uno scomodo divano verde
chiedeva, annoiata
la sua attenzione. Ma lui era allenato.
Del resto il più delle
volte stava al telefono e rispondeva ai dialoghi su web con roboanti frasi
fatte e di pronto effetto: “Grande!”, “Spettacolo!”, “io ho seguito tutto!” ,
“ahahahah!” oppure con le solite faccine-emoticon.
Rispondeva alle email
facendo copia-incolla da modelli preformati e personalizzando, sul momento,
qualche dettaglio: il nome, una frase ad effetto. Il resto era tutto
standard-schematico. “Hai fatto bene a scrivermi, mi occupo io della cosa, tu
non pensarci, non devi stancarti. Ti mando un mio file, leggilo!!!!” (adorava i
punti esclamativi).
Aveva la mano
rapidissima, il cervello e il cuore elettrici e continuamente attivi.
Connesso ad altri tramite se stesso alimentava di prospere invenzioni
l’emotività altrui. La sua casa era tutto un groviglio di periferiche e cavi.
Viveva per essere visto nel reale e nel virtuale
Ma il giorno del
nubifragio torrenziale restò senza connessione per più di venti minuti.
E si tolse la vita in un
attimo: staccando. La spina.
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