Una di queste
reazioni mi è sorta dall'ascoltare, in questi giorni, ed oggi in particolare,
parole per me inaccettabili come la recentissima: paghino anche "i meno abbienti".
L'espressione
"i meno abbienti" che si spende e spande per non parlare della realtà
della vera emergenza; ossia dei tanti poveri che ogni giorno aumentano di
numero nella nostra sventurata realtà nazionale e non, mi sembra
particolarmente offensiva. Particolarmente quando "i meno abbienti"
ossia i poveri sono chiamati a pagare. I "meno abbienti" appunto:
proprio quelli a cui si dovrebbe maggiore solidarietà ed attenzione, non
necessariamente in forme di beneficenza o elargizioni umilianti, anche perché,
in buona e concreta sostanza, parliamo di famiglie con bambini, e non di
fantomatici bamboccioni a paghetta di mamma e papà, parliamo di persone che
hanno lavorato davvero una vita, parliamo di famiglie con vecchi e
malati, di persone deboli o impossibilitate ed incapaci di avere privilegi
e un tenore di vita elevato.
A questi si vuole,
cercando anche di orientare l'opinione pubblica perché si acconsenta
volentieri, togliere.
A questi si vuole
rubare il poco.
A questi spetta il
nome di ladri dei poveri.
Ecco spiegato,
casomai interessi, il senso di questa mia protesta in versi liberi.
Voi che togliete ai poveri
Il quarto stato - di Giuseppe Pelizza da Volpedo. Un'immagine che parla alle coscienze |
Voglio chiamare rapina,
quel che togliete ai poveri,
vorrei lanciarvi contro
quel che vi meritate:
sentimenti di pietra
come l’ira del giusto,
la sprezzante fatica,
lo sgomento innocente,
diffidenze di madri,
e dei vecchi i sospetti.
Vorrei chiamarvi servi
delle vostre bandiere,
quelle dell’apparenza
strisciante che v’inquina.
Ma non vi lanceremo
l’odio che meritate;
quello che odiamo, è chiaro
anche troppo, è il disegno
di quello che volete
e contro noi tramate.
Vorrei dirvi briganti,
ma voi non siete uomini:
perciò colpire i poveri
lo chiamate equità.
La rabbia vi fa gioco
nella vostra partita
volete la violenza
la vendetta tentate,
ma non ci cascheremo:
sbranatevi da soli.
Vorrei chiamarvi ladri,
voi che togliete ai poveri,
vorrei lanciarvi contro
quel che vi meritate
come Dante ai rognosi
ai ladri ed ai ruffiani
o agli usurai già gonfi
d’acqua che interna soffoca
voi vi soffocherete.
Voi che togliete ai poveri
solo parole e sdegno
vi arrivino roventi:
non siamo come voi.
Se pensate di averci
sotto il vostro tallone
toglietevi le sete,
lane preziose e fronzoli
vi troverete marci
sotto maschere putride.
Vorrei chiamarvi ladri,
perché togliete ai poveri,
vorrei lanciarvi contro
quel che vi meritate.
Vi lasciamo alla vostre
pingui borie e arroganze .
Che vi soffocheranno
anche senza di noi.
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