Chi sono ed ero


LA SCUOLA ED IO


Lo ammetto. A volte mi piacerebbe essere ancora in classe in mezzo a loro, ed aspettare quel momento in cui, senza imposizioni, semplicemente parlando e guardandoli negli occhi, un po' scherzando con loro, un po' chiamandoli per nome e un po' con i miei discorsini, come li chiamava la mia studentessa Diana riuscivo ad accendere in loro l'interesse.
Ancora non mi spiego perché arrivassi a scuola sempre con tanti libri (non i soliti manuali di testo) portati da casa, o pescati dal bagagliaio della macchina, quasi una libreria errante con almeno una trentina di volumi fissi, più quelli aggiunti all'ultimo momento uscendo di casa, i fascicoli dei compiti e vari quaderni di appunti . Non sempre li usavo in classe, ma facevano parte di me e quando si avvicinavano i ragazzi alla mia cattedra spesso li aprivano per curiosare: un altro passo che ci avvicinava, come quando mi mettevo a scrivere sulla lavagna citazioni, frasi e parole che qualcuno copiava.
Erano i versi dei miei poeti; una mattina impiegai tutta una lezione a spiegare: "Ho sceso dandoti il braccio forse un milione di scale" (Montale) e un'altra "Se a voltarmi più non ti vedo, chi di noi due manca?" (Eluard). Oppure scrissi la poesia di Pavese "I gatti lo sapranno" e i selvaggioni sollevarono  il viso per stare a seguire.
Quel pomeriggio su MSN mi arrivò un messaggio di Roby :"Profi, mi serve una poesia bella come quella di stamattina", "A che ti serve?", "Vorrei fare colpo su una ragazza".
Debolezze di Profi, mi sono commossa e gli ho risposto: "Beh, Roby, è davvero fortunata."
Oggi chi sono? Provo ad essere una persona che ha studiato gli scrittori che ama ancora e che tenta di dialogare con una realtà che, giorno per giorno, risulta meno bella delle aspettative e dell'impegno che vi ho dedicato. Chi lavora nella scuola pensa sempre di costruire ed ha fiducia nel futuro. Non rinuncio ad essere fiduciosa anche se è faticoso. 
Oggi in classe parlerei, penso, di un brano di una poesia di Alfonso Gatto. Bella.


Con il programma magari non avrebbe nulla a che fare; ma con loro e noi tutti sì.

Bastasse l'angelo arguto
a dirci che il male
è tutto là sul giornale
per chi l' ha fatto
per chi l' ha ricevuto.
Il male ci coglie d’un tratto.
Immeritata la gioia
che non sia di tutti
e i nostri lutti
che non son nostri, i pensieri...

La testa è più distratta ove più impara
a dir col passo gli stessi pensieri.
(da Osteria Flegrea)