giovedì 26 aprile 2012

C'era una volta - Favola

(A Maria, la mia principessa e nipotina)




C’era una volta un regno
e c’era una regina

che fece la promessa
di dare in dote e in sposa
la figlia principessa
(dalle guance di rosa)

solo a chi le donasse
un drappo tanto fino
che lieve scivolasse
tra l’anello e il ditino.

Il premio tanto ambito
mise in moto denari:
duchi, principi e conti
ne spesero tesori

ad acquistar arazzi,
scialli preziosi e vesti
ornate a trine e pizzi:
ma fur sconfitti mesti.

Giunse un giovane franco
tornato dalla Cina
che sciolse un velo bianco:
e lo porse alla regina.

Altera e sospettosa
lei lo infilò pian piano
e vide con sorpresa
scivolar sulla mano

tra l’anello passando
e il dito quel bel velo.
-È una magia!- ella esclama
-non esiste tal filo!

Questo segreto voglio
comprare con moneta!-
-Non vale oro né “voglio”
non è magia, ma seta!-

Sorrise Principessa
dalla guancia di rosa
si cinse il bianco velo
e volò via, da sposa.


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giovedì 12 aprile 2012

Mia zia maestra


Noventa Vicentina negli anni cinquanta


Lei era alta e ben formata, io me la ricordo coi capelli grigi, ma nei suoi occhi brillavano intuizioni, ironia ed interesse per l’interlocutore. Mi piaceva molto e le volevo bene. Nella grande famiglia veneta, di mio padre, lei era la figlia maggiore: un riferimento importante per tutti. Ma per me era anche la zia maestra: un modello, un’autorità. Una che aveva sempre la risposta giusta, a volte una sentenza affilata a volte una dolcissima esortazione.
Come si diventa insegnanti? Anche così: con una zia maestra capace di trasmettere, quasi emanandola, la dignità di un mestiere che vuoi diventi anche il tuo.
E capisci che quel mestiere dà un senso non solo a una vita, la tua; ma dona anche ad una intera comunità una presenza di stile e sapere, senti che può arricchire il comune patrimonio di tradizioni, di scoperte quotidiane, di esperienze.
Palmira viveva a Noventa Vicentina ed ha insegnato quarant’anni nelle scuole del vicentino; quarant’anni che hanno compreso il fascismo, la seconda guerra mondiale e quella che adesso si chiama anche “guerra civile” ma che noi a casa chiamavamo la Resistenza.
Allora e negli anni seguenti la zia Mira ha fatto la maestra elementare.
Erano tempi in cui a un’insegnante si dava solo del lei.

Chi si era seduto nella sua classe, tra quei banchi che lei voleva allineati ed ordinati, si sentiva scolaro della Maestra F... (*) per sempre; e lei era “la signora maestra” per tutta la vita, anche per le famiglie.
Non è un eufemismo ricordare quanto duri siano stati quei tempi, ma nessuno l’ha mai sentita lamentarsi.
Tanti i suoi insegnamenti per me, ma il più importante per me è stato ricordarmi che ogni pomeriggio lei preparava le sue lezioni per il giorno dopo.

Ogni pomeriggio di tutta la settimana, di sei giorni su sette.
Non diamolo per scontato.